Mamma troia si scopa il figlio #1

Mamma troia si scopa il figlio #1 | Gennaro vive da diciannove anni circa a Milano, città in cui era giunto quando aveva solo diciotto anni. Non è sposato.

Lavora come impiegato in un' azienda di trasporti. e' singolo per scelta. Tale decisione non è dovuta a un problema estetico, anzi l' aspetto è gradevole, ma a una brutta esperienza giovanile, che l' ha indotto a escludere la possibilità di un rapporto stabile.

Un passato che l' ha perseguitato come un incubo e che diciannove anni dopo gli presenterà il conto. In primavera la nipotina Adriana, in occasione della sua cresima, gli ha chiesto di fare da padrino.

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La cerimonia era stata fissata nella seconda domenica di maggio. Due anni prima aveva visto per la prima volta la ragazzina, quando il fratello gli aveva fatto visita a Milano, con la sua famiglia.

La nipote, all' epoca, una bimbetta di otto anni, secca e lentigginosa, appena lo conobbe si affezionò a lui. Dopo quel viaggio, decise che lo zio doveva fargli da padrino.

Cosa fare? Gennaro era fuggito dal paese di origine a diciotto anni. Per lasciarsi alle spalle una brutta esperienza, un evento traumatico che gli aveva sconvolto la vita. Quel ricordo era talmente cocente che l' idea di ritornare a casa e trovarsi davanti la causa che lo avevano costretto a fuggire, gli dava un senso di ansia e di nausea.

Per tanti anni aveva sentito dentro di se le colpe di quel peccato, che gli pesava sull' anima come un grosso macigno. La nipote non c' entrava nulla con quella storia, e non era giusto che pagasse lei per le colpe degli altri.

Lei, solo lei, meritava il suo ritorno al paese. Gennaro, quindi accettò. Adriana ne fu entusiasta e non vedeva l' ora di riabbracciarlo. Gennaro programmò le sue ferie, facendo in modo di partecipare alla celebrazione del sacramento, il tempo strettamente necessario.

Il giorno successivo, sarebbe rientrato a Milano. Arrivò al paese esattamente tre giorni prima della data della cresima. Si presentò a sua madre. "Ciao Mamma!". "Gennaro! Che gioia vederti! Dopo tanti anni!".

Lo abbracciò con grande affetto, lui rimase freddo. il viso della donna si era bagnato dalle lacrime. Lui corse a posare le valigie nella sua vecchia camera. "Mamma! Ora vado da Alessandro! Ci vediamo dopo".

"Si tesoro! Finalmente sei tornato! Vorrei dirti tante cose! Vorrei". "Mamma! Lascia stare! Il passato è passato". "Tesoro! Sono passati diciannove anni! Non puoi ancora vivere di rancori! Quello che è successo lo abbiamo voluto entrambi! Non devi giudicarlo sbagliato".

"Mamma! ti prego! Lascia perdere! Non voglio più parlarne". Si staccò dalle sue mani, gli girò le spalle e sparì nelle scale. Lei avrebbe voluto stringerselo forte. Ma era imbarazzata dal passato che si presentò nel presente con lo stesso e intenso fastidio con cui lo aveva vissuto suo figlio.

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I ricordi, tuttavia, non si potevano cancellare soprattutto quelli che lo legavano a lui. Vanessa, la madre di Gennaro, di cinquanta anni, era afflitta per l' atteggiamento del figlio.

Dalla finestra lo guardò fino a quando non lo vide sparire, poi fissando i raggi luminosi di un sole quasi estivo, che schiarivano la stanza e la piazza sottostante, riempita dalle urla dei bambini che si rincorrevano, i suoi pensieri ritornarono indietro di diciannove anni.

Vanessa e suoi due figli, Gennaro di diciotto e Alessandro di venti anni, appena sposato, stavano rientrando a piedi dal cimitero. Avevano seppellito il marito, morto d' infarto. Vanessa è una bella donna di quaranta anni.


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  • Mora, con un fisico vigoroso ed un seno generoso. Il nero del lutto e la mantiglia di seta, la rendevano un' immagine delicata, che esaltava il pallore di un viso dolce e sensuale.

  • Gli uomini del paese, che incontrava lungo la strada, la salutavano con calore. Gennaro camminava al suo fianco. Non gli sfuggivano le occhiate libidinose e invadenti di quei loschi individui che si prostravano davanti a sua madre, con una espressione lasciva.

  • Il padre era morto da poco e già qualcuno di loro si mostrava spavaldo e nutrendo la speranza che la bella vedova potesse cedere alle loro lusinghe. La prima esplicita avance venne da Giuliano, sindaco e cugino di Vanessa.
Gennaro, non lo sopportava perché aveva un modo di fare invadente che riteneva irrispettoso verso suo padre appena deceduto. Lo fissava seccato, perché le sue mani, interpretando la sua lussuria, accarezzavano con insistenza i fianchi della madre.

"Vanessa! Vieni a trovarmi in comune, quando vuoi! Per qualsiasi cosa". "Grazie Giuliano". Gennaro pensò: "per qualsiasi cosa una messaggio subliminale che nascondeva le sue losche intenzioni! Bastardo". Capì che quelle riverenze stucchevoli ed ipocrite, celavano un fine libidinoso, che traspariva chiaramente dagli sguardi sul decolté, sulle curve, sui fianchi e sulle gambe di sua madre.

La madre per contro si comportava in modo frivolo, favorendo quei propositi indecenti, velati dietro una falsa apparenza di reverenze e rispetto. Dopo l' ennesimo sorriso malizioso della madre all' indirizzo di uno sconosciuto che l' aveva salutata con un ghigno allusivo, la rabbia di Gennaro esplose, improvvisa, come l' eruzione impetuosa di un vulcano.

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Gli afferrò un braccio e lo strinse forte. Vanessa si girò a fissare Gennaro, sorpresa da quel gesto. "Mamma! Andiamo subito a casa". "Tesoro! Che hai?". Non rispose. Fissò la madre fulminandola con lo sguardo.

Vanessa avvertì un gelo alla schiena e gli venne la pelle d' oca. Negli occhi del figlio aveva percepito una violenza incomprensibile. Gennaro, tuttavia, aveva ottenuto quello che voleva.

La madre abbassò la testa, si coprì con la mantiglia e proseguì spedita verso casa, salutando la gente in modo fugace, con un semplice movimento del capo. Tutte e tre camminarono in un silenzio irreale, si sentiva soltanto l'eco del rumore secco dei tacchi delle scarpe di Vanessa, sembrava un diapason che dettava il ritmo ai passi.


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In casa. Vanessa, irata sbatté la parta dietro le sue spalle. Alessandro: "Io vado via! qui c' è aria di tempesta! non mi piace! Ciao". Rimasti soli: "Allora che cosa ti è preso? Mi hai fatto male al braccio".

Gennaro era turbato. Anche lui si era sorpreso di quel gesto insensato. Si sentiva confuso e imbarazzato. "Non hai nulla da dire?". Vanessa si tolse la mantiglia e la gettò sulla poltrona con un gesto di stizza.

Andò in cucina, con passo nervoso, facendo rumore con i tacchi, e ritornò con un bicchiere d' acqua. Gennaro non riusciva a sostenere lo sguardo della madre, continuando a ostentare un' aria smarrita.

Vanessa indossava un vestito nero attillato che la copriva come una seconda pelle. Non era molto lungo. Le gambe robuste erano scoperte da metà coscia in giù e velate da calze di seta nera.

Appariva un' icona provocante.


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