Scopata con una moglie troia #1

Scopata con una moglie troia #1 | Si era sposata da circa tre di anni, ma dopo il primo anno era cominciata la lunga notte. All' inizio suo marito era gentile e premuroso, e lei ne era innamorata, ed anche a letto le cose andavano bene.

Poi la ditta dove il marito faceva il commercialista aveva chiuso, e Antonio si era ritrovato in cassa integrazione. I primi tempi aveva cercato un nuovo lavoro, ma commercialisti se ne trovavano bizzeffe, lavoro invece.

nebbia fitta. Il livello dei risparmi calava rapidamente, e Antonio aveva cominciato a bere e a stare fuori casa fino a tardi, e quando tornava era praticamente sempre ubriaco fradicio.

Beatrice i primi tempi lo aspettava, però andava a finire che inevitabilmente litigavano. Perciò col tempo preferì andarsene a letto da sola. Questo, e l' ubriachezza del marito, naturalmente si ripercuoteva sulla vita coniugale, e l' unico modo che aveva Beatrice per sfogarsi erano le dita, finché.

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Lo scaldabagno e la lavatrice avevano bisogno di riparazioni, ed anche piuttosto urgenti, e lei aveva preso appuntamento col tecnico perché venisse a riparare i guasti. Quel giorno lo stava giusto aspettando, chiedendosi con un po' di apprensione come avrebbe fatto a saldare il conto e a fare la spesa, coi soldi che c' erano in casa.

Quello stesso giorno Bianca, una sua cara amica, andò a trovarla. Una chiacchiera tira l' altra, e si finì col parlare dei problemi domestici di Beatrice. - "Guarda, non è per i soldi, che pure farebbero comodo, ma Antonio proprio non mi considera più. Se non fosse che gli voglio ancora bene, nonostante tutto, me ne sarei già andata".

"Ti capisco, ma non devi abbatterti. Ci vuole tempo. Appena riuscirà a trovare un lavoro, vedrai che tornerà come prima". "Tu dici così perché non sai quello che sto passando".

"Senti, Bea, io sono sposata da otto anni, e ci sono già passata. Se vuoi che torni a stare a casa, devi fare in modo che a lui piaccia più stare in casa che andare al bar".

"Ma se non mi guarda neanche. torna sempre ubriaco e non mi lascia neppure i soldi per la spesa del giorno dopo. Sapessi i salti mortali che devo fare. Stamattina, per esempio, devo pagare il tecnico dello scaldabagno e fare la spesa, e in casa ci saranno si e no 50. 0 lire. Ed è più di un anno che non mi prendo uno straccio decente da mettere. -Beh! Per quello una soluzione ci sarebbe. Basta che. sai".

e Bianca fece un gesto inequivocabile con la mano. Beatrice arrossì: - "Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Dovrei fare la puttana? Farmi scopare da qualche vecchio arrapato per rimediare quattro soldi? Ma stai scherzando!".

"Non ho detto che devi fare la puttana". replicò Bianca – "ma solo che, se si presenta l' occasione, cerchi di pagare in natura invece che con i soldi. Senti".

continuò – "secondo te come faccio io a prendermi qualche bel vestito, a togliermi qualche sfizio, e a portare avanti la casa con quei quattro soldi che mi passa mio marito?".

"Vuoi dire che la dai via per un vestito?". "Beh! Mettila in quest' altro modo: mio marito la sera è sempre stanco, ed è un pezzo che non mi scopa. Io sono ancora giovane, e ho bisogno, bisogno capisci? , di levarmi la voglia. e allora perché non farlo con chi piace a me, e per di più far rendere la cosa, invece di mettere le corna a mio marito e basta? d' altra parte anche tu sei ancora giovane, e hai un bel fisico. e tu stessa hai detto che tuo marito non ti soddisfa da un po'. Quindi perché non unire l' utile al dilettevole?".

Beatrice si sentiva confusa. In effetti, soprattutto ora che ne parlavano, sentiva un certo languore, e non era voglia di qualcosa di buono, ma di duro. Tentò di resistere: - "Io non voglio tradire Antonio. Gli voglio ancora bene. e poi, se lo venisse a sapere".

"Innanzitutto, anche io voglio bene a Gallini, altrimenti l' avrei già mandato affanculo. Inoltre, non è necessario che lo venga a sapere. Per tua informazione, sono già tre anni che vado avanti così. Sono importanti due cose. Primo: non farlo spesso, e soprattutto farlo il meno possibile con la stessa persona. Secondo: farlo con chi è fuori dal tuo giro di frequentazioni. Nessuno sa chi sei, nessuno può dire niente. e se ti è possibile, cerca di farlo con persone che ti piacciano, così ne avrai più gusto".

"Ma io. veramente, non saprei neanche come". "Non ci sono mica regole fisse, sai? Basta che tu scelga una persona che ti piaccia e che ti possa essere utile; poi, col fisico che ti ritrovi, fagli capire che ci stai e al resto penserà lui. Il falegname che tre anni fa mi ha rifatto gli infissi, mi ha fatto un bello sconto alla fine, e con i soldi rimasti mi sono presa quel boa che mi hai visto l' altr' anno".

"e tuo marito?". "a Gallini ho detto che avevo dato qualche lezione privata e che il boa era ad un prezzo d' occasione. Vedi, mia cara, gli uomini sono dei bambinoni con una idea fissa in testa: la fica. Basta saperli trattare. La sera stessa che comprai il boa, indossai solo quello davanti a Gallini. Lui si eccitò e dopo aver scopato era disposto a credermi pure se gli avessi detto che l' avevo trovato per terra".

"e col falegname?". "Oh! Con lui fu facile. Erano due o tre settimane che Gallini mi mandava in bianco con la scusa che era esaurito. Una mattina il falegname era sul balcone e, cambiando la finestra della camera da letto dall' esterno, mi vide mentre stavo usando le dita. Lo spettacolo gli piacque tanto che tirò fuori l' uccello e cominciò a menarselo. Allora lo invitai ad entrare e lui in men che non si dica mi saltò addosso. Morale della favola, mi fece risparmiare quasi un milione. Capirai, con la voglia che avevo in quel momento, gliela avrei data anche gratis, figurati quando mi propose lo sconto".

"Mah!". Beatrice era dubbiosa – "non saprei proprio". "Senti, perché non provi una volta, prima di dire qualcosa? Tanto che ti costa". "Anche a voler fare come dici tu, da chi vado? Mica posso mettere un annuncio sul giornale".

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"Scusa, ma non mi hai detto poco fa che aspettavi il tecnico dello scaldabagno, e non sapevi come pagarlo? Puoi provare con lui". "Si, vado da lui e gli dico: 'Scusi, non ho soldi per pagarla. Accetta di scoparmi in cambio della riparazione? ' Ma dai".

"Quanto sei scema! Facciamo così: stamattina non ho niente di urgente da fare, perciò aspetto con te questo tecnico e, se ne vale la pena, ti faccio vedere. Okay?".

Quasi come se fosse stato evocato da quelle parole, il tecnico suonò il campanello. Beatrice lo fece entrare: era un uomo sulla quarantina, alto e ben piazzato, anche se un po' di pancetta lo appesantiva.

I capelli brizzolati gli conferivano un certo fascino, smorzato però da una tuta azzurra unta su cui era attaccato un targhettino con su il nome 'Francesco g'. Lo accompagnava un ragazzotto di una ventina d' anni, in jeans e maglione, piuttosto belloccio, con i capelli lunghi raccolti in un codino, che portava una borsa con gli attrezzi.

La padrona di casa li accompagnò in bagno e spiegò loro il problema. l' uomo annuì e cominciò ad armeggiare vicino allo scaldabagno, smontandone qualche pezzo. Beatrice tornò dalla sua amica e la guardò con l' aria di dire "e adesso?".


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  • Bianca sorrise: - "Non è male. Aspettiamo un po' , poi vedrai". Fece trascorrere una decina di minuti, poi fece cenno a Beatrice: - " Vieni, ma fermati sulla soglia. Guarda, e impara".

  • e si diresse verso il bagno. Il tecnico stava su una scaletta, e svitava qualcosa dall' apparecchio; l' aiutante, ai piedi della scaletta, gli porgeva gli attrezzi. Bianca entrò in bagno, sollevò la gonna e si levò le mutandine, come se fosse del tutto sola; poi si sedette sul vaso e fece pipì.

  • Quando ebbe finito, si trasferì sul bidet per sciacquarsi. Il ragazzo vedendo la donna togliersi l' indumento rimase sbigottito, e quando vide il triangolo di pelo nero sul pube, cacciò tanto d' occhi, né cerco di guardare altrove.

  • Bianca terminò di sciacquarsi il sesso, sorrise al ragazzo come se fosse la cosa più normale di questo mondo fare un bidet in pubblico, si asciugò con un po' di carta igienica, poi passò un dito lungo la fessura, fermandolo alla congiunzione delle piccole labbra.
Tornò a guardare il ragazzo, sorridendogli, e gli fece cenno di avvicinarsi. Quello obbedì. La donna gli aprì i pantaloni, gli tirò fuori il pene già in fase di indurimento, lo scappucciò e diede inizio ad una sega.

Con pochi colpi gli fece assumere le proporzioni migliori, dopo di che lo leccò un po' sulla punta, e se lo cacciò in bocca con un mormorio di compiacimento.

Intanto il tecnico, vedendo che nessuno gli passava l' attrezzo che aveva richiesto, si era girato ed ora si guardava la scena, in un misto tra il sorpreso e l' interessato.

Bianca, seduta sul bidet, stava trattando l' arnese del giovane in maniera egregia, succhiandolo a fondo e leccandolo dalle palle alla punta, e lo stava sapientemente portando al massimo del suo fulgore.

l' uomo tirò fuori il suo uccello e prese a masturbarsi, in attesa che arrivasse il suo turno. l' arnese che aveva in mano era un po' più corto ma molto più grosso di quello del suo aiutante, e la scena del pompino lo stava facendo rapidamente gonfiare e cambiare colore, da un marroncino scuro ad un rosso violaceo.

Poi si avvide della presenza di Beatrice, che si era fermata sulla porta del bagno e si godeva la scena sorridendo, un po' colpita dalla troiaggine dell' amica. Il tecnico, interpretando il suo stare a guardare come un invito, una richiesta a partecipare, o forse solo perché non aveva voglia di aspettare il suo turno, scese dalla scaletta e si avvicinò a lei, col cazzo in tiro e un' aria speranzosa.

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Beatrice lo vide venire verso di lei, ma era indecisa su come comportarsi: seguire l' esempio dell' amica e darsi da fare, o negarsi e limitarsi tutt' al più ad assistere alla performance di Bianca? Il tecnico decise per lei: le prese una mano e se la appoggiò sul pene; ve la chiuse attorno, e avviò la sega.

Beatrice sentì nella sua mano il pene duro e caldo, ma non osò guardarlo. Si limitò a proseguire il movimento, guardando ora l' amica che continuava a succhiare con evidente gusto, ora l' uomo vicino a lei, direttamente negli occhi.

l' uomo li teneva socchiusi, e dopo qualche momento allungò le mani e le sbottonò la camicia; liberò i seni dall' indumento che li teneva prigionieri e prese a massaggiarli con forza, dedicando particolare attenzione ai capezzoli.

La padrona di casa cominciava decisamente ad eccitarsi, e si infilò l' altra mano sotto la gonna per massaggiarsi la passera, ma l' uomo non glielo permise: le tolse la mano e prese a massaggiarla lui, dapprima l' interno delle cosce, poi sopra le mutandine.

Premeva forte, e lei sentiva la mano ruvida sulla sua pelle procurarle dei brividi che si ripercuotevano nella testa. Poi infilò due dita fra il tessuto e la carne carezzandole tutta la fessura.


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Bianca intanto aveva fatto inginocchiare il ragazzo e gli aveva preso il viso con le mani; poi aveva aperto le gambe e se lo era portato a contatto con la fica.

Il giovanotto aveva preso a leccare di buon grado gli umori che fuoriuscivano dalla apertura, estendendo il raggio d' azione della lingua anche alle zone circostanti, ed infilando nel buco un dito che muoveva a tratti lentamente, a tratti più veloce, e faceva emettere alla donna mugolii di piacere.

Il tecnico aveva provveduto ad eliminare gli ostacoli costituiti dalla gonna e dalle mutandine di Beatrice, e adesso usava tutte e due le mani per 'lavorare' la donna: ne aveva una che premeva con forza sul triangolo di pelliccia, con l' indice e l' anulare che divaricavano il sesso della donna ed il medio infilato per metà nella vagina, mentre le stesse dita dell' altra erano usate per divaricare le natiche e penetrare l' altro buco.

Beatrice sentiva il piacere darle alla testa e colarle dal sesso, e non si rese conto che l' uomo si stava stendendo a terra e la stava mettendo in posizione per un bel 69 se non quando si ritrovò carponi su di lui, con la sua lingua che le frugava nella vulva e cercava di intrufolarsi nell' apertura, ed il suo membro svettante sotto gli occhi che aspettava solo di entrarle in bocca.

Durante i suoi trent' anni, Beatrice aveva fatto sesso solo nel modo classico, e quasi sempre solo a letto, se si escludeva qualche rapporto in gioventù consumato nella scomodità di un' auto.

Non aveva mai fatto un pompino. l' odore inebriante del cazzo, il vederlo a pochi centimetri dal suo viso, il sentirne la consistenza in mano, unitamente alla stranezza della situazione creatasi (dopotutto lei, una moglie fedele e perbene, stava praticamente nuda carponi su uno sconosciuto, e per di più in presenza di altre persone), tutto l' insieme fece crollare gli ultimi freni inibitori: prese esempio dall' amica e, dopo qualche leccatina sul glande, se lo cacciò in bocca.

Il sapore muschiato e leggermente acido fu una piacevole sorpresa (aveva sempre pensato che le avrebbe fatto schifo), e lei prese a succhiarlo con vigore, tanto che il suo amante fu costretto a chiederle di fare più piano sia per non staccarglielo sia per farlo resistere di più.

Lei obbedì volenterosa, rallentando il ritmo e usando maggior delicatezza, alternando lunghe leccate al cilindro e masturbandolo di tanto in tanto. Il giovane evidentemente non era un novellino in fatto di leccate di fica, perché Bianca se la stava godendo un mondo: aveva tirato fuori i seni prosperosi e si stava strizzando i capezzoli, semidistesa sul bidet con le gambe aperte, ed il giovanotto che con la lingua e con le dita provvedeva a farla godere.

Anche Beatrice era in procinto di avere un orgasmo grazie alla lingua che non lasciava inesplorato nessun punto del suo sesso.


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