Mamma troia si scopa il figlio #2

Mamma troia si scopa il figlio #2 | La donna ritornò a sedersi sulla poltrona. Davanti c' era Gennaro, che stava in piedi, con l' espressione di un bambino immusonito.

"Mi vuoi dire che cosa ti è preso? Guarda qui! Mi hai fatto un livido". Vanessa mostrò la pelle interna dell' avambraccio, e sulla cute bianca spiccava un segno rosso.

Era seccata e risentita dal comportamento del figlio. Appoggiò un gomito sul bracciolo della poltrona, sostenendosi il mento con il palmo della mano. I suoi occhi verdi fissavano Gennaro, in attesa che lui rispondesse alla domanda.

Nello stesso istante aveva accavallato le gambe. Quel gesto indusse il vestito a spostarsi verso l' interno, scoprendo parte della coscia. Vanessa aveva l' abitudine di portare calze autoreggenti.

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Così, quello atto, inavvertitamente, metteva dinanzi agli occhi di un ragazzo di diciotto anni, uno scenario provocante e di incredibile contenuto erotico. La coscia di Vanessa era in pratica esposta.

La pelle bianca risaltava rispetto al nero trasparente delle calze e del vestito. Si notava l' incrocio sublime delle cosce. Gennaro fissò quel crocevia conturbante ed ebbe una reazione inconsueta.

Si eccitò. Il cazzo del giovane, senza alcun controllo, si era ingrossato fino all' estremo, spingendo nei pantaloni, in modo tale da provocargli delle sensazioni imbarazzanti e di sofferenza.

La madre era bella e provocante ed eccezionalmente, la sua mente, cominciò a desiderarla carnalmente. Un sentimento estremo che lo tormentava e gli creava un dilemma interiore spaventoso, ma non era la prima volta che era angosciato da quelle sensazioni.

La gelosia lo turbava da parecchio tempo. Quel giorno, però, era esplosa in modo violento perché gli aveva dato fastidio che altri uomini la guardassero con la stessa morbosità che inconsapevolmente anche lui nutriva dentro di se.

La goccia che fece traboccare il vaso fu l' atteggiamento di suo cugino Giuliano. Gennaro sapeva che tra loro forse c' era qualcosa, che non era una semplice rapporto di parentela.

Lui aveva intuito che sua madre tradiva il padre. Non era diversa dalle troie che vivevano in paese. La spregiudicatezza della madre lo aveva attratto perché esaltava la parte sensuale della sua femminilità.

"Oddio! Tu un giorno o l' altro mi farai impazzire". Vanessa, così dicendo, piegò il capo indietro, verso la spalliera della poltrona, con il viso rivolto al soffitto. Teneva gli occhi chiusi, come se soffrisse di mal di testa.

In quella postura rilassata fece un altro gesto inaspettato. Scavalcò la gamba, e poggiandola a terra restò con le cosce leggermente aperte. Lo scenario risultò infernale. Come le fiamme di una fucina, la calda nicchia dello scoscio apparve in tutta la sua magnificenza erotica.

Le mutande nere si notavano chiaramente. Prima di perdersi nei glutei paffuti, si allargavano su uno spiazzo che lasciava immaginare una figa corpulenta e grassa. Le calze nere, interrotte a meta coscia, evidenziavano una pelle liscia e bianca.

Era uno sfondo da infarto. Gennaro guardava e sudava come se stesse soffocando dentro una sauna. Il corpo di sua madre lo attraeva verso di se, come la luce attirava le falene.

Era sconvolto ed eccitato. Il suo cazzo non gli dava tregue. Lo sentiva duro e pulsante. Nei suoi pensieri presero forma altre immagini. In passato l' aveva spiata di nascosto e conosceva perfettamente ogni dettaglio del suo fisico e la generosità delle tette.

Ricordava benissimo il folto pelo nero che gli copriva il monte di venere e spuntava dal grembo come un grosso cespuglio. Nel cuore della notte, quando i sensi erano alterati dal desiderio per la madre, la mano, con naturalezza, si muoveva sul cazzo, facendo scivolare la pelle velocemente, fino all' estremo sacrificio.

Nel momento in cui la voglia diventava sfogo, pensava a lei. All' improvviso successe qualcosa d' incredibile. Gennaro, rapito da quella provocazione sensuale, in estasi come davanti alla luce divina, s' inginocchiò tra le cosce spalancate della madre.

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Lei non avendo capito le intenzioni morbose del figlio, lo accolse con calore, anche quando sentì le sue mani che accarezzavano i fianchi, le braccia e le anche. "Si tesoro! Lo so cosa ti senti! Stai soffrendo per la morte di tuo padre! Vieni abbracciami".

Gennaro si attaccò alla madre come i rami di un' edera. Appoggiò il capo su una spalla, pressando le sue labbra contro la pelle profumata del collo. Un odore di sandalo stordiva i sensi, e accentuava ancora di più quella sensazione di ebbrezza.

La madre, intanto, lo stringeva con tenerezza, schiacciando il seno abbondante contro il suo petto. Senza alcuna malizia, gli aveva spalancato le gambe per tenerlo ancora più stretto a lei.

Il grembo di Gennaro si era incastrato profondamente nello scoscio della madre. Appena ci fu il contatto, iniziò a spingere forte, pressando la turgidezza del cazzo contro la figa corpulenta di Vanessa.

Rimasero attaccati per un tempo che sembrava infinito. Vanessa, appena avvertì la consistenza del cazzo del figlio che spingeva contro la figa ebbe un moto alla schiena. Rimase incredula.


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  • Non credeva a quello che stava percependo. Nello stesso istante si sentiva impotente. Non riusciva a respingere quello impulso naturale. In lei c' era una forza incontrollabile che la teneva bloccata in quella posizione.

  • Gennaro, man mano che passava il tempo, in assenza di qualsia resistenza, si faceva sempre più audace, stimolato dal caldo infernale del corpo di sua madre che stava agendo da catalizzatore del desiderio sessuale.

  • La sua azione cresceva di intensità, come una potenze esponenziale. Cominciò a muovere le mani sotto il vestito, fino a raggiungere le grosse natiche. Vanessa non aveva più la forza di fermarlo, nonostante avesse capito le intenzioni morbose del figlio.

  • Eppure, sebbene lo giudicasse un pensiero aberrante, non face nulla per respingerlo. Anzi, il corpo fremeva, perché in pochi istanti l' azione del figlio gli aveva infiammato i sensi, coinvolgendola emotivamente.
Anche lei si era eccitata. Gennaro, aveva perso la ragione. La sua mente era completamente sconvolta dalla bramosia. Sotto l' impulso del desiderio si aprì i pantaloni. Il cazzo spuntò fuori, mostrando una cappella ingrossata e impregnata di liquido seminale che impregnò le mutande di sua madre.

Seguendo un istinto primordiale, lo fece razzolare con la punta contro quello spazio infernale. Spingendo con forza tra i solchi, come se volesse lacerare la stoffa delle mutande. Vanessa stava incassando quella aggressione senza dire nulla.

Stava con la testa appoggiata sulla spalla del figlio, respirando con affanno. Lo lasciò fare, quando avvertì le dita di Gennaro, frementi che gli spostavano di lato gli orli delle mutande, scoprendo una figa infiammata e grondante di umori.

Non fece alcuna resistenza, quando avvertì la cappella del cazzo del figlio, che stava frugando tra il folto pelo alla ricerca dell' ingresso vaginale. Si lasciò andare ad un lungo sospirò, quando la verga dura di Gennaro cominciò a entrare nella sua vagina.

"mrhgg". "ma. mamm. mamma a mgrhh". Gennaro, appena sentì il caldo intenso della fica materna avvolgergli il cazzo, iniziò a spingere con veemenza nello scoscio della madre. Prima in modo convulso, poi, su sollecitazione della madre – piano! Mm vai piano tesoro! – placò l' impeto iniziale, prese un ritmo regolare e tenendosi afferrato alle natiche, cominciò a martellare con energia la fica.

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Il cazzo si perdeva nel folto pelo vaginale fino alla base del grembo. Ogni affondo suscitava un forte sussulto nel corpo della madre. Dopo una serie di colpi secchi e profondi, percepì gli organismi della madre che la scuotevano come le onde di un terremoto.

"m godo o m tesoro mio! Sei fantastico". Il suo respiro era in affanno. Le mani di Vanessa, nervose a causa del godimento, stringevano le spalle di Gennaro, tenendolo serrato al suo petto.

Lo sentiva forte e vigoroso mentre il cazzo gli stava sconquassando la figa. "m si". "ma mamma a godo owhk". I movimenti divennero nuovamente convulsi. Il giovane si scatenò in una serie di affondi, penetranti, veloci e micidiali che costrinsero Vanessa a gridare il suo intenso orgasmo.

"Si m dio o godo owghh". "Mamma a mrghh". Quella furia della natura si placò subito tra le cosce spalancate di Vanessa. I due amanti diabolici rimasero attaccati, stretti l' uno all' altro, mentre il cazzo si stava svuotando dentro l' utero.

I corpi sussultavano, tremavano e vibravano, mentre si placavano liberando quelle emozioni che li avevano esaltati e spinti l' uno nell' altro, a violare il supremo tabù: l' incesto.


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Gennaro prese subito coscienza di quanto era successo. Si disperò nascondendosi la faccia tra le mani. Si alzò velocemente e corse in camera sua, lasciando la madre seduta sulla poltrona, ancora in preda ai brividi dell' orgasmo, con le cosce aperte, le mutande spostate di lato e il folto pelo della figa grondante di sperma.

Vanessa, alcuni minuti dopo, raggiunge la stanza di Gennaro. Era chiusa a chiave. "Gennaro! Aprì subito questa porta". "Mamma ti prego! Lasciami solo! Non ho il coraggio di guardarti in faccia! Ti ho violentato".

"Non dire cretinate! Non è stata colpa tua! Apri! Ti prego! Parliamone con calma". La porta si aprì. Trovò Gennaro rannicchiato sul letto. Appoggiato alla spalliera, in posa fetale, con la faccia posata sulle ginocchia.

Non aveva il coraggio di guardare la madre. Lei si sedette sul letto, di fronte a lui. Gli appoggiò una mano sulla spalla e se lo tirò verso di se, abbracciandolo come un tenero cucciolo.

"Non è stata colpa tua! Non devi sentirti in colpa". "Ti ho violentato! Lo capisci". "Niente affatto! Potevo respingerti! l' ho voluto anche io! e' stato bello". Gennaro alzò il capo, con espressione smarrita.

La madre sorrideva. Gli mise un dito sotto il mento. "Gennaro è stato fantastico! Quello che ho provato grazie a te! è qualcosa che stento a descrivere! Nessun uomo mi aveva fatto godere come te".

"Mamma! Io". "Tu. non devi sentirti in colpa. anzi. vorrei si. insomma. Vorrei ricambiare il favore. se vuoi". "Non capisco". Le parole non avrebbero espresso quello che Vanessa aveva in testa.

Allora decise di passare all' azione. "Stenditi! Stai allungato". Gennaro si coricò supino. Vanessa approfittò subito della situazione. Gli sbottonò i pantaloni. Glieli sfilò insieme alla biancheria intima. Lasciandolo nudo dalla cintola in giù.



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